Claudio Marinali è Segretario del Partito Democratico nel Municipio Roma XV
Segretario, dopo 4 anni di giunta 5 Stelle, il suo Municipio come è cambiato?
La cosa più grave è che è rimasto esattamente a 4 anni fa. Nessun progetto, nessuna visione, nessun coinvolgimento della cittadinanza, organizzata o no. Esattamente nel solco della “decrescita felice” nel Municipio XV non è stato fatto nulla se non piccola manutenzione. Il cambiamento vero forse è la radicalizzazione nei suoi abitanti dell’idea che la “politica” non possa risolvere i suoi problemi. E questo lo pagheremo caro.
Al Governo del Paese, il M5S e il PD sono alleati: a livello locale che rapporto c’è tra il suo partito e quello della Sindaca?
A livello municipale c’è stata una opposizione determinata ma molto costruttiva e propositiva. I primi tre anni sono stati persi in attesa che i cinquestelle superassero i loro pregiudizi e comprendessero la complessità dell’agire quotidiano. Nell’ultimo anno si è riusciti a fare qualche passo in avanti. Al Comune invece siamo ancora a quattro anni fa.
È in grado di indicare tre problematiche su cui il centrosinistra dovrebbe investire per vincere le elezioni?
Riforma di Roma Capitale e dei suoi Municipi. È assolutamente prioritario per affrontare e risolvere tutti gli altri problemi. La nostra Città è grande come 5 capitali europee ma è governata con le stesse regole di un paesino di 1000 abitanti. Le altre due sono il grande tema delle DISEGUAGLIANZE (opportunità, lavoro, periferia e centro) e i RIFIUTI.
Com’è, sul suo territorio, il rapporto tra il Partito Democratico e la sua base? C’è partecipazione dei cittadini alle iniziative politiche?
Al netto di tutte le nostalgie, l’impegno politico è profondamente cambiato. Le sezioni sono poco frequentate. Alle iniziative partecipano un po’ più di persone a seconda dell’argomento e dell’ospite. Poi però quando ci sono le Primarie abbiamo file di centinaia di persone fisse davanti ai gazebo fino a a tarda sera. Il legame c’è ed è forte ma la partecipazione costante non esiste più.
Cosa pensa del metodo delle Primarie come modalità di scelta del candidato Sindaco? Sono un momento di aggregazione e costruzione di un’identità oppure una scusa per “pesarsi” e litigare tra candidati?
Le primarie sono imprescindibili. Sono il vero appuntamento di “coinvolgimento della base”, sempre talmente numerosa da non poter essere eterodiretta. Dovrebbe essere usato per ogni candidatura: sicuramente per il Sindaco e per il Presidente di Municipio ma aggiungerei anche per la formazione delle liste dei candidati a Camera e Senato.
Che Sindaco piacerebbe agli elettori del PD del Municipo XV? Una riconosciuta personalità politica o un candidato che viene dal territorio?
Il sindaco che piacerebbe non necessariamente sarebbe il candidato vincente. È prioritario non lasciare la città e i municipi alle destre. Abbiamo visto cosa è successo nella Capitale e alla Regione Lazio quando questo è avvenuto. Nonostante Virginia Raggi, la peggiore giunta della storia rimane quella di destra. Abbiamo bisogno di un Sindaco capace, che ami Roma, che sappia vincere in periferia. Questo è l’algoritmo difficile da scrivere.
Dei sindaci del passato, qual è il suo preferito?
Francesco Rutelli senza se e senza ma. Meglio di lui soltanto Ernesto Nathan e Luigi Petroselli che però appartengono a un’epoca lontana.
Suggerirebbe uno slogan al centrosinistra per vincere le elezioni?
“Una Roma per tutti, nessuno escluso.” Ma non sono bravo con gli slogan.